Lo so che davanti ad un’opera d’arte non ha alcun senso dire "L’avrei saputo fare anch’io" perché qualcuno potrebbe risponderti "...in tal caso potevi farlo..." e avrebbe pure ragione. Solo che un libro non è propriamente un’opera d’arte e tantomeno lo è il libro di Serena Dandini "Avremo sempre Parigi" edito da Rizzoli. Sì lo avrei saputo scrivere anch’io e avrei anche potuto fare a meno di comprarlo; però poiché davanti alla parola "Parigi" nome proprio di città, singolare femminile, stampato sulla copertina di un libro, non posso che cedere alla tentazione che come dice il Maestro Wilde, è l’unico modo di liberarsene. Ufficialmente l’ho acquistato per regalarlo a mia moglie Daniela, ma era chiaramente un pretesto. Libro scritto in maniera piacevole, con un sottotitolo che non è propriamente una novità, "passeggiate sentimentali in disordine alfabetico". Ecco allora il solito alfabeto preso a pretesto per snocciolare le descrizioni di una serie di luoghi e cose parigine. Scorrono sotto i occhi termini "Arrondissements", "Bistrot", "Canali", "Dandy", insomma concetti e luoghi un po’ prevedibili. Non manca qualche spunto originale come la vicenda di Rosa Bonheur seguace delle teorie di Saint-Simon e lesbica dichiarata o come alla voce "S" il bell’omaggio ad un grande poeta troppo presto dimenticato come Serge Gainsbourg, ma anche alla lettera "U" con l’appassionante storia di Utrillo e di sua madre, la leggendaria modella Suzanne Valadon alla ricerca del successo in una Montmartre avviata verso la decadenza turistico-folclorica a cui sarebbe stata destinata. Un po’ troppe e buttate lì alla rinfusa le citazioni poetiche e forse troppo poche le scoperte vere; sarà che provengo dalla recente lettura di "Parigi segreta ed insolita" di Jacques Garance e Maud Ratton, che offre spunti che vanno davvero al di là di ogni turistica immaginazione. Se non conoscete Parigi, non scoprirete gran che, se la conoscete come me, sapete molto di più. La modestia non è il mio forte, ma nemmeno quello della Dandini.
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