È noto che attirare l’attenzione con una decina di quadri impressionisti e con questi organizzare una mostra è una questione non semplicissima, ma nemmeno difficilissima. Cosa diversa è avere a disposizione il meglio della pittura del XIX secolo e riuscire ancora ad attirare l’attenzione del grande pubblico con mostre degne di nota. È quello che fa da anni il Musée d’Orsay con mostre temporanee che lasciano sempre a bocca aperta per originalità dei temi trattati, per la lettura e l’interpretazione di opere già presenti nel museo, ma anche per tematiche considerate secondarie o addirittura sconosciute. E nemmeno quest’anno Orsay mi lascia deluso con “En coleurs: la Sculpture polychrome en France”. Pezzi di rarissimi e di rara bellezza quelli messi in mostra al primo piano del museo parigino. La scultura policroma è sempre stata considerata un po’ un’originalità, una sorta di licenza poetica della scultura a tutto tondo o del bassorilievo e l’abilità dei curatori di questa raffinatissima mostra, sta proprio nel coraggio di averla proposta come un’arte maggiore e nella capacità di assemblare pezzi così rari. Addirittura, nel XIX secolo, la scultura policroma è apparsa come una minaccia estetica, che avrebbe potuto intaccare la purezza in un certo senso “classica”, della scultura e il suo algido pallore. Possiamo dire che fino al 1880 era addirittura bandita dai “Salons” ufficiali e considerata poco più che una bizzarria. Tuttavia con l’affermarsi delle esposizioni universali, con la ritrovata attenzione per l’esotico di molti artisti, ha finito per far breccia nel panorama artistico francese. Con il Secondo Impero, la scultura policroma fa il suo ingresso ufficiale nell’arte francese ed è proprio in questo periodo (1852-1870), che nascono le opere più apprezzabili. Occorre liberare, come sempre, la mente da preconcetti e canoni estetici troppo rigidi per poter apprezzare appieno l’esposizione parigina, ma una volta compiuto questo sforzo, il godimento di queste grandi opere è assicurato, e una volta assimilate, sarà ancora più gustoso tornare alla lattea classicità della statuaria della scultura classica e neoclassica. Se ci pensate bene, un po’ come accade per la televisione, quando rivedere un vecchio film in b/n provoca in noi un feticistico piacere...
Commenti