UAM AU CENTRE



Parigi, 25 agosto. Eccomi a Beaubourg. Questa è la mia vera casa. Solo quando sono qui mi sento bene. Pranzo, come da tradizione a “Le Jardin d’eté” dove il proprietario mi conosce ed è sempre felice di accogliere gli italiani. L’escalope de dinde è lì sul piatto, la biere pression sul tavolo, dalla vetrina si vede il lato del Centre Pompidou, che volere ancora? Mi vengono alla mente le parole di André Breton: “... Cedo all’adorabile vertigine cui mi inclinano questi luoghi, dove ha avuto inizio tutto ciò che di meglio ho potuto conoscere...” Al Centre la mostra “UAM, une aventure moderne”. Mostra di ampio respito per un raggruppamento artistico originale e molto trascurato dagli organizzatori e dai curatori di esposizioni. Il gruppo di artisti si forma nel 1929 con un intento multidisciplinare. Fanno parte infatti del gruppo architetti, pittori, scultori, grafici, fotografi, gioiellieri uniti dal gusto della sperimentazione. Basterebbe fare i nomi di Sonia e Robert Delaunay, Fernand Léger, René Herbst, Jean Prouvé, Francis Jourdain, Pierre Chareau, ma anche quelli di Le Corbusier, dello stesso Bauhaus per comprendere l’importanza e l’influenza che il gruppo UAM ebbe nello sviluppo delle arti e delle cosiddette “arti minori”. Con un po’ di azzardo si può dire che proprio da questo gruppo prese vita l’idea stessa di design e l’esplorazione delle infinite possibilità nel matrimonio tra ricerca artstica, la creazione artigianale prima e la produzione industriale poi. 
La ricerca nel campo dei nuovi materiali e di nuove forme faranno degli artisti non un gruppo unito da astruse concettualità, da manifesti programmatici o da un credo filosofico, bensì uniti da una volontà del fare e dell’esperire  esperienze estetiche che avessero una reale oggettificazione nel mercato, nella produzione e nella vita domestica. Il Centre Pompidou fanno ancora una volta centro nel proporre retrospettive semore segnate dal carattere della originalità e dell’approfondimento tematico. Un plauso meritato ai curatori Olivier Cinqualbre, Frédéric Migayrou e Anne-Marie Zucchelli per l’originalità della ricerca.

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