Quando gli impresari teatrali Charles Zidler (1831-1897) e Joseph Oller (1839-1922) inaugurarono il 6 ottobre 1891 quello che sarebbe diventato il più famoso locale di Parigi nel XVIII arrondissement, non avrebbero mai potuto immaginare che l'intrigante can-can, del compositore e violoncellista tedesco naturalizzato francese Jacques Offenbach (1819-1880), che tra fine '800 e inizio '900 acquisì popolarità nell'ambito dei cabaret al tempo della Belle époque, si sarebbe oggi contrapposto al degradante tam-tam della Trash époque dell'inizio del terzo millennio.
Il Moulin Rouge, al 82 Boulevard de Clichy, è ormai soffocato da squallidi locali a luci rosse. Outlet del sesso dove tutto è al ribasso, perfino l'autostima se si decide di accettare l'offerta di loschi individui che svendono le grazie di giovani fanciulle che poco o niente hanno da condividere con le lavandaie di Montmartre che ogni domenica mostravano le gonne per le strade del quartiere.
Dall'alto del Paradiso del Moulin Rouge, attraversando l'adiacente Purgatorio dei locali a luci rosse, si scende all'Inferno, quello di Dante Alighieri (1265-1321) e del V Canto, nel cerchio dei lussuriosi. Infatti, dal XVIII al IX arrondissement, al 16 Rue Chaptal si incontra il Musée de la Vie romantique dove si può ammirare l'olio su tela dipinto da Pierre Claude François Delorme (1783-1859) raffigurante il momento in cui Gianciotto, fratello di Paolo e marito di Francesca, avvolto dalla penombra della stanza, semplicemente illuminata da una lampada a olio che fa risaltare il candore satinato della pelle di Francesca, si accinge a trafiggere con la sua spada la giovane coppia, rea di un bacio, forse mai dato, in un abbraccio che non lascia dubbi alla nascita di una passione per la quale si paga il prezzo più alto.
Al Musée de la Vie romantique si incontra anche il tormentato amore di Miranda e Ferdinando, olio su tela dipinto da Gillot Saint Evre (1791-1858). Ispirato a due dei protagonisti dell'opera teatrale "La Tempesta" di William Shakespeare (1564-1616). Dopotutto, è chiaro che il drammaturgo e poeta inglese non si riferiva certo al solo severo evento meteorologico.
Insomma, a Parigi ce n'è per tutti i gusti: Inferno, Purgatorio, Paradiso.
À bientôt!
Francesco Ragno
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